La cistite è una delle malattie infettive più frequenti fra le donne: circa il 50% delle stesse ne hanno già sofferto e le ricadute sono frequenti. Malgrado l’infezione si tratti facilmente, la prevenzione può risparmiare molti fastidi.
La vescica è un organo cavo che serve da serbatoio delle urine prodotte dai reni. Due ureteri convogliano costantemente l’urina dai reni alla vescica, la quale può contenerne dai 600 ai 1000 millilitri. Man mano che si riempie la parete, priva di muscolatura, si dilata. I recettori che si trovano al suo interno sono sensibili alla dilatazione; stimolati rendono il bisogno di urinare sempre pressante. Lo svuotamento della vescica avviene però solamente in maniera volontaria o cosciente con l’apertura della valvola (sfintere) che la chiude: il muscolo si rilassa e l’urina può sgorgare attraverso l’uretra.
Le vie urinarie infiammate
Una cistite è un infiammazione batterica. Gli agenti patogeni provenienti dall’esterno risalgono l’uretra fino alla vescica, ambiente di per se sterile, e vi si moltiplicano. Questo ha per conseguenza che la muscosa vescicale s’infiamma e compaiono i sintomi caratteristici della cistite: evacuazione dolorosa, frequente e generalmente più difficile dell’urina, bruciori alla minzione e voglia impellente di urinare accompagnati sovente da dolori a basso ventre. L’urina è spesso torbida, di colore inabituale e maleodorante, mescolata a volte con del sangue. Una cistite semplice, senza complicazioni, non provoca febbre e non ci si sente generalmente nemmeno malati.. L’infezione può guarire spontaneamente, senza cure, entro qualche giorno fino a qualche settimana.
Perché più spesso le donne?
Le donne sono frequentemente soggette siccome l’uretra misura solo qualche centimetro e sfocia in prossimità dell’ano e dell’orifizio vaginale. I batteri che si trovano in questa zona possono quindi facilmente accedere, attraverso l’uretra, alla vescica. Un igiene intima eccessiva, una mancanza di estrogeni dovuta alla menopausa, o ancora i cambiamenti ormonali della gravidanza, fanno parte dei fattori tipici presenti nella cistite nelle donne. Ben inteso, più raramente, questa infezione può colpire anche gli uomini.. In questo caso, il fattore scatenante è spesso l’ipertrofia della prostata, la quale rende l’evacuazione dell’urina più difficile ed impedisce uno svuotamento completo della vescica. Gli agenti patogeni rischiano allora di moltiplicarsi e di provocare un infiammazione delle vie urinarie. Questi uomini devono quindi consultare con urgenza un medico in caso di problemi di minzione, per determinarne la causa.
Meglio prevenire che guarire
In caso di recidive frequenti, il medico può prescrivere degli antibiotici come pure dei medicamenti che acidificano le urine. Nelle donne in menopausa, la somministrazione di estrogeni è spesso utile. Esiste inoltre una specie di “vaccinazione”, che consiste nell’assumere delle capsule contenenti i batteri patogeni ogni giorno per 3 mesi. In fitoterapia, si consigliano differenti estratti di cranberry o di mirtillo rosso. Sotto l’effetto dei principi attivi ivi contenuti, sembra che i batteri non riescano ad aderire alle mucose vescicali e la loro riproduzione venga limitata. Consigli generali per evitare la cistite: bere al meno due litri di liquido al giorno, asciugarsi dal davanti verso il posteriore dopo essere andati in bagno, svuotare la vescica rapidamente dopo un rapporto sessuale, rinunciare ad un igiene intima eccessiva e proteggersi dai raffreddamenti.
Da sapere
Dai primi sintomi della cistite è importante sciacquare bene le vie urinarie. La parola d’ordine diventa “Bere molto”. I principi attivi delle piante, ad esempio sotto forma di tisane, di pastiglie o gocce, rinforzano efficacemente i benefici di un consumo importante di liquidi. Tra le piante più utilizzate abbiamo: gli estratti di dente di leone, di ortica o di betulla, che hanno un effetto drenante, pulente ed antiinfiammatorio. È inoltre indispensabile vegliare affinché ogni inizio di infezione delle vie urinarie venga curata completamente e non si protragga a lungo. Se nessun miglioramento sopraggiunge dopo tre giorni, o se una febbre, dei brividi, un malessere generale o dei dolori intensi irradianti la schiena sopravvengono, bisogna consultare senza esitazione un medico, poiché questi sintomi possono evocare una pielonefrite, che necessita una terapia immediata. Gli antibiotici costituiscono una soluzione rapida ed efficace ma, per prevenire le resistenze, vanno assolutamente assunti fino alla fine della cura prescritta dal medico e questo anche se i fastidiosi sintomi sono già scomparsi.